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giovedì 21 marzo 2013

La cessione del quinto ai dipendenti pubblici



Quando venne introdotto nel secondo dopoguerra e più precisamente nel 1950, l’istituto della cessione del quinto riguardava esclusivamente i dipendenti pubblici o statali. Nel 2005, però, la legge ha esteso anche ai pensionati e ai dipendenti privati l’opportunità di avvalersi di questa tipologia di prestito.

La cessione del quinto ai dipendenti pubblici è un prestito personale non finalizzato. Il lavoratore non è infatti obbligato a dare alcuna spiegazione sulla motivazione della richiesta o circa la destinazione del denaro ricevuto in prestito. Tecnicamente funziona così: il prestito non può avere durata superiore ai 120 mesi e le rate vengono addebitate direttamente nella busta paga del richiedente, mensilmente, nella misura non superiore ad un quinto (quindi il 20%) del suo salario mensile. A tutela del finanziamento, il lavoratore pubblico impegna il suo TFR (trattamento di fine rapporto), garanzia che permette di avere accesso a prestiti che offrono condizioni migliori, in termini di importo erogabile, tasso applicato e durata dell’ammortamento. Insomma è possibile richiedere ed ottenere cifre significative con una scadenza molto lunga, in alcuni casi anche di dieci anni. In virtù di questa solida garanzia, potrebbero avere accesso a questo tipo di credito persino quei soggetti che figurano all’interno dei registri dei protesti e che sono quindi “bollati” come cattivi pagatori.

La cessione del quinto per i dipendenti pubblici è quindi un’ulteriore e più semplice possibilità di ottenere un finanziamento, per di più agevolato rispetto alle normali condizioni offerte sul mercato. Si tratta di un duplice risparmio: di tempo ed economico. I dipendenti pubblici possono sempre estinguere il rapporto, usufruendo al tempo stesso della restituzione degli interessi ancora non maturati. Una possibilità in più, riservata esclusivamente ai lavoratori pubblici, è inoltre quella di richiedere il cosiddetto “doppio quinto”, o prestito con delega, che permette loro di avere in busta paga una trattenuta massima doppia rispetto a quella prevista dalla normale cessione del quinto.

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