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venerdì 12 agosto 2016

L' intervista a Vincenzo Soriano, il suo talento tra cinema e sociale

Siamo qui con Vincenzo Soriano, protagonista di un corto dalla tematica social girato qualche settimana fa in carcere.
Buongiorno Vincenzo, puoi raccontarci come si sono svolte le riprese? Com’è strutturato il corto?
Le riprese sono state fatte un mesetto fa, infatti sono state già montate ed è attualmente su Youtube. E’ stato strutturato in questo modo: c’è la mia lei, la protagonista, che è chiamata a cantar in un giardino segreto, immerso nel verde, simbolo della libertà. Io invece canto in questo carcere, dove vesto i panni di un detenuto nel suo ultimo giorno di pena. Mi è piaciuto molto questo ruolo perché sono riuscito a immedesimarmi parecchio nel personaggio perché non è la mia prima esperienza nelle carceri, che comunque rappresentano un luogo “sacro”. Sono persone che hanno sbagliato, è vero, ma hanno comunque diritto a una seconda possibilità: se uno poi uno riesce a coinvolgerli anche in dei progetti, sapranno esser attenti, cercarti e accoglierti a braccia aperte, proprio come è accaduto con me quando hanno voluto a tutti i costi prepararmi una crostata e la pasta e fagioli. Il regista ha catturato quei momenti magnifici che porterò sempre nel mio cuore.
Di cosa parla esattamente il corto? Qual è la tematica centrale?
Direi che in questo caso la tematica è sicuramente sociale, con la rinascita di questa persona, che è finita in galera poiché ha commesso degli errori. E’ importante cercare di creare un rapporto con queste persone, farle sentire simili a noi.
Hai altri progetti in cantiere? Segui sempre la tematica del sociale?
Sì, ho altri lavori in programma di questo tipo, sto solo aspettando che mi diano le autorizzazioni. Il progetto ha un nome ben preciso, “Il carcere è un ‘opportunità” e ha già un programma abbastanza definito: vogliamo fare il giro di tutte la carceri della Campania e mostrare tutte le belle attività che i detenuti sono in grado di svolgere. A Sant’Angelo dei Lombardi, ad esempio, nelle carceri si produce il vino,  a Benevento l’oro, poi ci sono le scuole con i ragazzi detenuti con tanta voglia di studiare e imparare. Lo scopo di questo documentario è  mettere in risalto sia lati positivi che negativi: perché gli sgabelli e non le sedie? Perché spazi così ristretti e opprimenti? Infine una “ludoteca” per i figli dei carcerati, in modo da render più familiare l’incontro tra i genitori detenuti e i loro piccoli, un modo per colmare le distanze.

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