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martedì 13 marzo 2018

Elezioni, “Iniziativa Comune” scrive al presidente Mattarella: “Crisi di rappresentanza. Ripartire da cultura ed educazione civica”


Lettera del portavoce dell’associazione, Rocco Tiso: “E’necessario favorire la partecipazione, per rigenerare una cultura politica o per meglio dire, quell’istinto politico che si riscontra in ogni ceto sociale, e che può trovare il proprio accrescimento solo attraverso la pratica del coinvolgimento”.
L’Italia, un paese dove c’è forma ma manca la sostanza. Un paese che ha fame di politica e buongoverno ma vive una crisi di rappresentanza senza precedenti. Una disaffezione preoccupante, un vuoto valoriale nella società civile, che “Iniziativa Comune” ha saputo percepire, anche e soprattutto all’indomani delle elezioni politiche del 4 marzo, che non hanno dato alla nazione un governo stabile e definito. Rocco Tiso, portavoce del neonato gruppo di Cooperazione e Proposte, - composto da “Radici” (Raggruppamento corpi intermedi nessuno tocchi le radici), “Confeuro” (Confederazione degli agricoltori europei e del mondo) e “Soggetto giuridico” (Organismo di aggregazione intercategoriale e coinvolgimento dei cittadini) – ha dunque scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ponendo all’attenzione “un problema presente nella storia della nostra Democrazia che negli ultimi anni sta assumendo proporzioni preoccupanti. Ci riferiamo al processo di disintermediazione politica che privilegia un rapporto sempre più diretto fra il leader e i Cittadini (il Popolo) e che tra le prime vittime sta mietendo gli stessi partiti quali perni del sistema democratico rappresentativo”. Una crisi di rappresentanza, appunto.
Ma cosa fare? Secondo Rocco Tiso, oggi è più che mai necessario favorire la partecipazione, “per rigenerare una cultura politica o per meglio dire, quell’istinto politico che, essendo collegato alla sorte dell’uomo nella società, si riscontra in ogni ceto sociale, e che può trovare il proprio accrescimento solo attraverso la pratica del coinvolgimento”. 
Nei temi che hanno caratterizzato questa campagna elettorale, le carenze e l'assenza di discussione su argomenti di interesse generale hanno superato ogni più pessimistica previsione. “Tra i tanti Agricoltura, Ambiente, Ricerca, e poi fatto irricevibile l'istruzione. La scuola è il veicolo più importate per il futuro delle attuali e delle nuove generazioni – continua il portavoce di “Iniziativa Comune” -. Se si vuole dare un nuovo impulso alla società italiana occorre partire dall’educazione dei nostri bambini, dei nostri ragazzi, dei nostri giovani. Occorre cioè seminare fin dall’infanzia quei germi culturali che dovranno via via maturare per formare una classe di cittadini rispettosi delle regole, consapevoli che il merito dovrà essere l’unico parametro di valutazione per la crescita culturale e professionale”.  In Italia il ripristino del senso della legalità rappresenta uno degli obiettivi principali di chi voglia davvero cambiare le cose. Solo la scuola può porsi come modello alternativo. Un modello alternativo volto a trasmettere non solo nozioni, ma anche modelli di comportamento ispirati appunto, al rispetto delle regole.

Per riuscirci, da “Iniziativa Comune” propongono qualche esempio pratico, preciso e definito, come il reinserimento nei programmi scolastici dell’educazione civica, ambientale e alimentare. Inoltre, proporre che nei programmi scolastici sia di prassi l’insegnamento sistematico di quanto pubblica la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, in ordine a leggi, decreti ed altre norme che interessano i cittadini. Alla stessa stregua va consultata la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, considerando che la normativa Europea, regolamenti della Commissione e del Consiglio, direttive, bandi e accesso banca-dati, deve essere bagaglio culturale dei giovani ai vari livelli formativi. Solo in questo modo, quando la Democrazia chiama, “noi cittadini potremmo rispondere non solamente con il voto, ma saremo pronti a dare il nostro contributo di idee, ma soprattutto ad agire nel rispetto delle regole costituzionali”, conclude Rocco Tiso.

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